Barocco nel Salento

Umberto Luigi Maria
Umberto Luigi Maria
Barocco nel Salento

Barocco nel Salento

Il Barocco Leccese si è sviluppato nell’arco di tempo tra il XVI e il XVII secolo. Per diversi studiosi, la data precisa è il 1571 che coincide con la Battaglia di Lepanto che sancì la fine della minaccia dei turchi nel territorio salentino. È bene specificare che già nel Seicento tutto il Salento (sotto la dominazione spagnola) stava vivendo una vera e propria metamorfosi artistica. Nuove forme d’arte, infatti, stavano via via abbandonando linee più classiche per appoggiare nuovi stili frutto di altrettante immaginazioni. Sebbene Lecce fosse semplicemente una città fortificata, è grazie al Vescovo di allora, Luigi Pappacoda, che si devono le nuove strutture in Barocco Leccese, che persistono ancora oggi. Fu proprio la Chiesa, infatti, a voler ergere nuovi edifici per dare più lustro all’immagine della città. Il Barocco Leccese ha dalla sua parte delle caratteristiche uniche e per questo affascinanti. Si contraddistingue, infatti, per decorazioni esuberanti, raffigurazioni di volti e personaggi insieme a molteplici elementi naturali. Il Barocco ha preso vita a Lecce grazie anche all’uso di una pietra particolare e peculiare della cittadina: la pietra leccese. Passeggiando in giro per la città ma anche in tutti i comuni limitrofi, può capitare di trovarsi davanti a edifici completamente realizzati con l’ausilio di questo materiale. Questo perché si tratta di una pietra facilmente modellabile, dal colore chiaro e molto morbida al tatto.
L’emblema del barocco leccese. Dal portale principale delimitato da due coppie di colonne corinzie, alle decorazioni della balaustra (fiamme, leoni, pellicani, melograni, angeli, insegne, stemmi ecc.) fino al rosone romanico che domina la parte alta della facciata non c’è metro quadro di quest’edificio che non colpisca per la sua magnificenza. All’interno, lo stato d’animo non cambia: dal soffitto cassettonato della navata centrale agli altari, agli affreschi tutto testimonia la grandezza di questa basilica minore costruita tra XVI e XVII secolo. Determinante il contributo di quattro grandi architetti: Gabriele Riccardi al cui ingegno si devono la parte inferiore della facciata e la cupola; Francesco Antonio Zimbalo, autore dell’imponente portale maggiore, delle colonne e degli stemmi circostanti; infine, Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo (nipote di Francesco Antonio Zimbalo). Insieme a questi quattro, di volta in volta i migliori scultori e maestri scalpellini della città. Insomma, la Basilica di Santa Croce è una tappa imperdibile per chiunque capiti dalle parti di Lecce. Magnifica!
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Santa Croce bazilika
1 Via Umberto I
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L’emblema del barocco leccese. Dal portale principale delimitato da due coppie di colonne corinzie, alle decorazioni della balaustra (fiamme, leoni, pellicani, melograni, angeli, insegne, stemmi ecc.) fino al rosone romanico che domina la parte alta della facciata non c’è metro quadro di quest’edificio che non colpisca per la sua magnificenza. All’interno, lo stato d’animo non cambia: dal soffitto cassettonato della navata centrale agli altari, agli affreschi tutto testimonia la grandezza di questa basilica minore costruita tra XVI e XVII secolo. Determinante il contributo di quattro grandi architetti: Gabriele Riccardi al cui ingegno si devono la parte inferiore della facciata e la cupola; Francesco Antonio Zimbalo, autore dell’imponente portale maggiore, delle colonne e degli stemmi circostanti; infine, Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo (nipote di Francesco Antonio Zimbalo). Insieme a questi quattro, di volta in volta i migliori scultori e maestri scalpellini della città. Insomma, la Basilica di Santa Croce è una tappa imperdibile per chiunque capiti dalle parti di Lecce. Magnifica!
Il palazzo dei Celestini, per tre secoli sede del convento dei padri celestini, è un monumento barocco di Lecce. Il palazzo e la basilica di Santa Croce costituiscono un unico complesso. Il monastero venne istituito già nel 1352 dal conte di Lecce e duca di Atene, Gualtieri VI di Brienne. Tale complesso, affidato fin dall'inizio ai celestini, era situato sull'area occupata oggi dal castello. Nel 1549, infatti, in seguito alla volontà di Carlo V di ampliare le mura e di costruire una nuova fortezza, il convento fu abbattuto e i celestini si stabilirono nell'attuale sito. Il nuovo complesso venne costruito a partire dal 1549, su progetto del Riccardi, al quale si deve l'originario chiostro e il portale dell'annessa Basilica di Santa Croce. I maggiori lavori furono realizzati nel '600. Il lungo prospetto (1659-1695) fu opera di due architetti leccesi; Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino, i quali edificarono rispettivamente il primo e il secondo ordine. Gli ordini della facciata risultano spartiti verticalmente da lesene. Il prospetto è arricchito da due loggette poste sui lati, da numerose finestre decorate da elaborate cornici e da un fregio ornato con scudi araldici. Il portale d'ingresso , posto al centro, presenta una decorazione di putti e grappoli di frutta. Dopo la soppressione degli ordini, avvenuta nel 1807, il monastero divenne palazzo del Governo. Attualmente ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia.
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Palazzo del Governo (Convento dei Celestini)
Via Umberto I
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Il palazzo dei Celestini, per tre secoli sede del convento dei padri celestini, è un monumento barocco di Lecce. Il palazzo e la basilica di Santa Croce costituiscono un unico complesso. Il monastero venne istituito già nel 1352 dal conte di Lecce e duca di Atene, Gualtieri VI di Brienne. Tale complesso, affidato fin dall'inizio ai celestini, era situato sull'area occupata oggi dal castello. Nel 1549, infatti, in seguito alla volontà di Carlo V di ampliare le mura e di costruire una nuova fortezza, il convento fu abbattuto e i celestini si stabilirono nell'attuale sito. Il nuovo complesso venne costruito a partire dal 1549, su progetto del Riccardi, al quale si deve l'originario chiostro e il portale dell'annessa Basilica di Santa Croce. I maggiori lavori furono realizzati nel '600. Il lungo prospetto (1659-1695) fu opera di due architetti leccesi; Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino, i quali edificarono rispettivamente il primo e il secondo ordine. Gli ordini della facciata risultano spartiti verticalmente da lesene. Il prospetto è arricchito da due loggette poste sui lati, da numerose finestre decorate da elaborate cornici e da un fregio ornato con scudi araldici. Il portale d'ingresso , posto al centro, presenta una decorazione di putti e grappoli di frutta. Dopo la soppressione degli ordini, avvenuta nel 1807, il monastero divenne palazzo del Governo. Attualmente ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia.
Piazza Duomo è una delle piazze principali di Lecce. Qui si trova la Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta (il Duomo), il Campanile, l'Episcopio, e il Palazzo del Seminario. È il barocco a dominare nella centrale Piazza Duomo. Questo grande cortile, poi modificato, risale al tempo del vescovo Gerolamo Guidano. Ad esso si accede attraverso i propilei, realizzati verso la fine del XVIII secolo da Emanuele Manieri, essendo stati abbattuti gli originali muri d'ingresso. Piazza Duomo è uno dei rari esempi di "piazza chiusa", cioè completamente chiusa da tre lati e dispone soltanto di un accesso laddove Via Giuseppe Libertini incontra Via Vittorio Emanuele II. Un tempo, la sera le porte, delle quali ancora oggi sono visibili gli imponenti mozzi, venivano serrate. Che si tratti di un chiaro esempio di barocco è evidente anche dalla soluzione a dir poco teatrale della "falsa facciata". È sufficiente varcare la soglia del portale per ritrovarsi nella navata laterale della Chiesa. La cattedrale non accoglie, dunque, il visitatore di fronte, ma si trova collocata, rispetto all'ingresso della Piazza, in modo parallelo. La soluzione scenografica venne adottata per evitare che il visitatore si trovasse di fronte ad un muro piatto e senza decori. L'architetto leccese, che si adoperò per armonizzare l'arredo urbano, realizzò, ai lati dei propilei, i palazzi gemelli che, entrambi al piano terreno, palesano arcature a bugne lisce, oggi in parte chiuse o trasformate in porte e finestre. A sinistra della piazza si erge imponente il campanile, opera di Giuseppe Zimbalo, mentre al centro la cattedrale e, in posizione più arretrata, l'episcopio. Sulla destra, infine, si trova il seminario. Curiosità: Piazza Duomo è proprietà della Curia e non è suolo Comunale.
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Cattedrale di Santa Maria Assunta
0 Largo Duomo
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Piazza Duomo è una delle piazze principali di Lecce. Qui si trova la Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta (il Duomo), il Campanile, l'Episcopio, e il Palazzo del Seminario. È il barocco a dominare nella centrale Piazza Duomo. Questo grande cortile, poi modificato, risale al tempo del vescovo Gerolamo Guidano. Ad esso si accede attraverso i propilei, realizzati verso la fine del XVIII secolo da Emanuele Manieri, essendo stati abbattuti gli originali muri d'ingresso. Piazza Duomo è uno dei rari esempi di "piazza chiusa", cioè completamente chiusa da tre lati e dispone soltanto di un accesso laddove Via Giuseppe Libertini incontra Via Vittorio Emanuele II. Un tempo, la sera le porte, delle quali ancora oggi sono visibili gli imponenti mozzi, venivano serrate. Che si tratti di un chiaro esempio di barocco è evidente anche dalla soluzione a dir poco teatrale della "falsa facciata". È sufficiente varcare la soglia del portale per ritrovarsi nella navata laterale della Chiesa. La cattedrale non accoglie, dunque, il visitatore di fronte, ma si trova collocata, rispetto all'ingresso della Piazza, in modo parallelo. La soluzione scenografica venne adottata per evitare che il visitatore si trovasse di fronte ad un muro piatto e senza decori. L'architetto leccese, che si adoperò per armonizzare l'arredo urbano, realizzò, ai lati dei propilei, i palazzi gemelli che, entrambi al piano terreno, palesano arcature a bugne lisce, oggi in parte chiuse o trasformate in porte e finestre. A sinistra della piazza si erge imponente il campanile, opera di Giuseppe Zimbalo, mentre al centro la cattedrale e, in posizione più arretrata, l'episcopio. Sulla destra, infine, si trova il seminario. Curiosità: Piazza Duomo è proprietà della Curia e non è suolo Comunale.
La sua prima fondazione, voluta dal vescovo Tommaso Ammirato, risale al 1429; venne in seguito quasi completamente ristrutturata tra il 1687 e il 1691. La realizzazione della chiesa è opera dell'architetto Giuseppe Cino. Esterno La facciata, rimasta priva del fastigio superiore, presenta un andamento convesso scandito in due ordini da una cornice marcapiano modanata percorsa da un motivo a dentelli. L'ordine inferiore accoglie un portale decorato con motivi vegetali e sormontato da un timpano mistilineo con al centro una nicchia ovale, sorretta da angeli sorridenti, e lo stemma dell'ordine delle clarisse. La superficie è scandita da colonne e paraste scanalate alternate da nicchie vuote abbellite da cartigli e medaglioni. L'ordine superiore ripropone la disposizione delle nicchie affiancate a paraste scanalate doppie ai lati di un ampio finestrone centrale con timpano risolto in due volute laterali. Al centro del timpano un puttino alato rivela l'anno di completamento della costruzione (1691), scolpito sul nastro che ha tra le mani. Interno L'edificio presenta una pianta ottagonale allungata con profondo presbiterio coperto con volta a stella. Le pareti sono divise in due ordini da una cornice continua dentellata. Il primo ordine è percorso da paraste corinzie tra le quali si aprono brevi cappelle che accolgono complesse macchine d'altare. Gli altari, riccamente ornati con colonne tortili animate da angeli, volatili, volute, cartigli, ghirlande e sculture, accolgono le statue lignee di ambito napoletano della fine del XVII secolo raffiguranti san Francesco Saverio, san Francesco d'Assisi, san Pietro d'Alcantara, san Gaetano di Thiene, sant'Antonio da Padova e l'Immacolata. In corrispondenza delle cappelle si aprono, nel registro superiore, sette ampie finestre dal profilo mistilineo alternate a nicchie che accolgono le statue delle Beate Beatrice, Agnese, Amata e Ortolana. Lungo le pareti si aprono anche le grate dei cori da cui le monache partecipavano alle celebrazioni. Lo spazio esistente tra le varie cappelle è arricchito dalla presenza di alcuni dipinti raffiguranti scene evangeliche e santi: Assunzione della Vergine, Transito di Santa Chiara, Cristo Risorto, Vergine col Bambino, Sant'Ignazio da Loyola. Il presbiterio è caratterizzato da un monumentale altare maggiore, ricco di elementi architettonici e ornato da due colonne tortili, che accoglie nella nicchia centrale la statua di santa Chiara d'Assisi. Da segnalare è la presenza della tela di Sant'Agnese, in sagrestia, opera di Francesco Solimena.
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Church of Saint Irene
Via degli Antoglietta
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La sua prima fondazione, voluta dal vescovo Tommaso Ammirato, risale al 1429; venne in seguito quasi completamente ristrutturata tra il 1687 e il 1691. La realizzazione della chiesa è opera dell'architetto Giuseppe Cino. Esterno La facciata, rimasta priva del fastigio superiore, presenta un andamento convesso scandito in due ordini da una cornice marcapiano modanata percorsa da un motivo a dentelli. L'ordine inferiore accoglie un portale decorato con motivi vegetali e sormontato da un timpano mistilineo con al centro una nicchia ovale, sorretta da angeli sorridenti, e lo stemma dell'ordine delle clarisse. La superficie è scandita da colonne e paraste scanalate alternate da nicchie vuote abbellite da cartigli e medaglioni. L'ordine superiore ripropone la disposizione delle nicchie affiancate a paraste scanalate doppie ai lati di un ampio finestrone centrale con timpano risolto in due volute laterali. Al centro del timpano un puttino alato rivela l'anno di completamento della costruzione (1691), scolpito sul nastro che ha tra le mani. Interno L'edificio presenta una pianta ottagonale allungata con profondo presbiterio coperto con volta a stella. Le pareti sono divise in due ordini da una cornice continua dentellata. Il primo ordine è percorso da paraste corinzie tra le quali si aprono brevi cappelle che accolgono complesse macchine d'altare. Gli altari, riccamente ornati con colonne tortili animate da angeli, volatili, volute, cartigli, ghirlande e sculture, accolgono le statue lignee di ambito napoletano della fine del XVII secolo raffiguranti san Francesco Saverio, san Francesco d'Assisi, san Pietro d'Alcantara, san Gaetano di Thiene, sant'Antonio da Padova e l'Immacolata. In corrispondenza delle cappelle si aprono, nel registro superiore, sette ampie finestre dal profilo mistilineo alternate a nicchie che accolgono le statue delle Beate Beatrice, Agnese, Amata e Ortolana. Lungo le pareti si aprono anche le grate dei cori da cui le monache partecipavano alle celebrazioni. Lo spazio esistente tra le varie cappelle è arricchito dalla presenza di alcuni dipinti raffiguranti scene evangeliche e santi: Assunzione della Vergine, Transito di Santa Chiara, Cristo Risorto, Vergine col Bambino, Sant'Ignazio da Loyola. Il presbiterio è caratterizzato da un monumentale altare maggiore, ricco di elementi architettonici e ornato da due colonne tortili, che accoglie nella nicchia centrale la statua di santa Chiara d'Assisi. Da segnalare è la presenza della tela di Sant'Agnese, in sagrestia, opera di Francesco Solimena.
La chiesa del Carmine, insieme all'adiacente convento dei Carmelitani, è un complesso architettonico di Lecce. I carmelitani giunsero a Lecce nel 1481, occupando una chiesa posta fuori dalle mura, nei pressi di Porta San Biagio. Nel 1546, in seguito ad un evento sismico, i frati abbandonarono il vecchio complesso e si insediarono all'interno delle mura nella chiesa di san Nicola, che i carmelitani dedicarono alla Madonna del Carmelo. In quel luogo costruirono il nuovo monastero e successivamente eressero l'attuale chiesa, la cui prima pietra venne posta il 15 luglio 1711. La chiesa fu realizzata su disegno dell'architetto Giuseppe Cino che vi lavorò sino al 1722, anno della morte. Fu portata a termine nel 1737 grazie all'intervento di Mauro Manieri. Esterno La facciata della chiesa, realizzata dal Cino fra il 1711 e il 1717, è divisa in tre ordini sovrapposti e presenta una grande ricchezza di fregi e decori. Il primo ordine è ritmato da quattro nicchie ricavate simmetricamente ai lati del portale; quest'ultimo possiede un timpano curvilineo che accoglie, entro una ghirlanda di fiori, la figura della Madonna del Carmine. Nelle nicchie si stagliano le monumentali statue dei carmelitani sant'Angelo da Gerusalemme e sant'Alberto degli Abati e dei profeti Elia ed Eliseo. Nel secondo ordine, che riprende i ritmi compositivi dell'ordine inferiore, è incastonato un finestrone centrale affiancato da due nicchie occupate dalle statue di santa Teresa d'Avila e santa Maria Maddalena de' Pazzi, attribuite, come quelle del piano inferiore, a Mauro Manieri. Il terzo ordine, raccordato al secondo da volute mistilinee, si conclude con un frontone di ispirazione classica Interno L'interno presenta un corpo longitudinale ellittico innestato ad un transetto non sporgente sul quale si apre un profondo coro a terminazione piatta. La pianta, con chiari riferimenti biblici, riproduce la forma del piede umano. Al centro dell'area presbiteriale si innalza una svettante cupola decorata esternamente con maioliche a squame verdi e bianche. Lungo il perimetro della navata si aprono tre cappelle per lato, arricchite da altari barocchi disegnati da Mauro Manieri e realizzati tra il 1731 e il 1737. Lato sinistro: il primo altare, dedicato a sant'Elia profeta, fu ultimato nel 1736 ed espone una pala del santo; il secondo altare è dedicato all'Addolorata e accoglie una statua lignea del Cristo alla Colonna, dello scultore gallipolino Gesuino Vespasiano del 1618, e una tela raffigurante la Vergine dei sette dolori; il terzo altare è dedicato alla Madonna Annunziata ed è corredato da una tela di Serafino Elmo dell'Annunciazione della B.V. Maria. Lato destro: procedendo dall'ingresso, il primo altare è dedicato a san Michele e possiede un altorilievo in terracotta argentata riproducente l'Arcangelo Michele; segue il secondo altare sul quale è collocato un reliquiario del XVII secolo del giureconsulto Vincenzo M. Perrone; il terzo altare di santa Teresa del Bambin Gesù ospita una statua in cartapesta di Giuseppe Manzo. In chiave all'arco trionfale campeggia il dipinto raffigurante l'Eterno Padre mentre nel soffitto a lacunari lignei intagliati e dorati è incastonata la tela della Vergine del Carmelo con san Simone Stock. Nel braccio sinistro del transetto si ammira il pregevole altare della Purificazione della Beata Vergine Maria che ospita le statue in pietra degli Evangelisti, un'antica statua lignea della Vergine del Carmelo e una tela della Presentazione della Vergine al Tempio. Inoltre sono presenti gli altari del Crocifisso e dei Santi Nicola e Antonio Abate. Nel braccio destro è situato l'altare di san Francesco di Paola, con statua del santo in cartapesta realizzata nel 1856, e altri due altari dedicati a sant'Anna, con tela raffigurante la Sacra Famiglia con sant'Anna e san Gioacchino, e alla Trinità. Nel presbiterio è situato l'altare maggiore ad andamento concavo, costruito per volontà della famiglia Sambiasi, così come rivela il loro stemma. Dietro l'altare si apre il profondo coro, dalla volta lunettata, percorso da paraste corinzie scanalate. Lungo le pareti del coro sono presenti numerosi dipinti: l'Annunciazione della Vergine, Sant'Orsola con le compagne, la Crocifissione, Sant'Oronzo, Santa Irene di Serafino Elmo, Sant'Onofrio, San Giovanni Battista, I Profeti Elia ed Eliseo realizzati nel 1591 ed altre tele.
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Chiesa del Carmine
2 Piazza Tancredi
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La chiesa del Carmine, insieme all'adiacente convento dei Carmelitani, è un complesso architettonico di Lecce. I carmelitani giunsero a Lecce nel 1481, occupando una chiesa posta fuori dalle mura, nei pressi di Porta San Biagio. Nel 1546, in seguito ad un evento sismico, i frati abbandonarono il vecchio complesso e si insediarono all'interno delle mura nella chiesa di san Nicola, che i carmelitani dedicarono alla Madonna del Carmelo. In quel luogo costruirono il nuovo monastero e successivamente eressero l'attuale chiesa, la cui prima pietra venne posta il 15 luglio 1711. La chiesa fu realizzata su disegno dell'architetto Giuseppe Cino che vi lavorò sino al 1722, anno della morte. Fu portata a termine nel 1737 grazie all'intervento di Mauro Manieri. Esterno La facciata della chiesa, realizzata dal Cino fra il 1711 e il 1717, è divisa in tre ordini sovrapposti e presenta una grande ricchezza di fregi e decori. Il primo ordine è ritmato da quattro nicchie ricavate simmetricamente ai lati del portale; quest'ultimo possiede un timpano curvilineo che accoglie, entro una ghirlanda di fiori, la figura della Madonna del Carmine. Nelle nicchie si stagliano le monumentali statue dei carmelitani sant'Angelo da Gerusalemme e sant'Alberto degli Abati e dei profeti Elia ed Eliseo. Nel secondo ordine, che riprende i ritmi compositivi dell'ordine inferiore, è incastonato un finestrone centrale affiancato da due nicchie occupate dalle statue di santa Teresa d'Avila e santa Maria Maddalena de' Pazzi, attribuite, come quelle del piano inferiore, a Mauro Manieri. Il terzo ordine, raccordato al secondo da volute mistilinee, si conclude con un frontone di ispirazione classica Interno L'interno presenta un corpo longitudinale ellittico innestato ad un transetto non sporgente sul quale si apre un profondo coro a terminazione piatta. La pianta, con chiari riferimenti biblici, riproduce la forma del piede umano. Al centro dell'area presbiteriale si innalza una svettante cupola decorata esternamente con maioliche a squame verdi e bianche. Lungo il perimetro della navata si aprono tre cappelle per lato, arricchite da altari barocchi disegnati da Mauro Manieri e realizzati tra il 1731 e il 1737. Lato sinistro: il primo altare, dedicato a sant'Elia profeta, fu ultimato nel 1736 ed espone una pala del santo; il secondo altare è dedicato all'Addolorata e accoglie una statua lignea del Cristo alla Colonna, dello scultore gallipolino Gesuino Vespasiano del 1618, e una tela raffigurante la Vergine dei sette dolori; il terzo altare è dedicato alla Madonna Annunziata ed è corredato da una tela di Serafino Elmo dell'Annunciazione della B.V. Maria. Lato destro: procedendo dall'ingresso, il primo altare è dedicato a san Michele e possiede un altorilievo in terracotta argentata riproducente l'Arcangelo Michele; segue il secondo altare sul quale è collocato un reliquiario del XVII secolo del giureconsulto Vincenzo M. Perrone; il terzo altare di santa Teresa del Bambin Gesù ospita una statua in cartapesta di Giuseppe Manzo. In chiave all'arco trionfale campeggia il dipinto raffigurante l'Eterno Padre mentre nel soffitto a lacunari lignei intagliati e dorati è incastonata la tela della Vergine del Carmelo con san Simone Stock. Nel braccio sinistro del transetto si ammira il pregevole altare della Purificazione della Beata Vergine Maria che ospita le statue in pietra degli Evangelisti, un'antica statua lignea della Vergine del Carmelo e una tela della Presentazione della Vergine al Tempio. Inoltre sono presenti gli altari del Crocifisso e dei Santi Nicola e Antonio Abate. Nel braccio destro è situato l'altare di san Francesco di Paola, con statua del santo in cartapesta realizzata nel 1856, e altri due altari dedicati a sant'Anna, con tela raffigurante la Sacra Famiglia con sant'Anna e san Gioacchino, e alla Trinità. Nel presbiterio è situato l'altare maggiore ad andamento concavo, costruito per volontà della famiglia Sambiasi, così come rivela il loro stemma. Dietro l'altare si apre il profondo coro, dalla volta lunettata, percorso da paraste corinzie scanalate. Lungo le pareti del coro sono presenti numerosi dipinti: l'Annunciazione della Vergine, Sant'Orsola con le compagne, la Crocifissione, Sant'Oronzo, Santa Irene di Serafino Elmo, Sant'Onofrio, San Giovanni Battista, I Profeti Elia ed Eliseo realizzati nel 1591 ed altre tele.
La piazza più importane di Lecce è oggi il risultato delle stratificazioni che per secoli si sono accumulate producendo un insieme di stili diversi che ormai da sempre convivono insieme. In antichità Piazza Santo Oronzo presentava una diversa planimetria, quando lo spazio dell’Anfiteatro Romano era occultato dalle botteghe ottocentesche. In seguito agli scavi archeologici, il piccolo borgo venne abbattuto per portare alla luce l’antico Anfiteatro. Dal 1656 è stata intitolata al Santo Protettore di Lecce, S. Oronzo dopo la tremenda epidemia di peste abbattutasi sull’intero regno di Napoli. La Colonna del Santo, con capitello barocco a sorreggere la statua, venne realizzata utilizzando i rocchi crollati dello stelo marmoreo di una delle due colonne romane che erano poste al termine della Via Appia a Brindisi. In questa piazza si possono ammirare altre opere barocche come il Sedile del 1592 e antica sede dell’amministrazione (dotata di un grande portale trasparente, perché questo era il concetto di “trasparenza” pubblica del tempo) e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del 1590. Questi sono i principali monumenti barocchi di Lecce, incastonati tra molte altre opere non barocche (Il Castello oltre che l’Anfiteatro e il Teatro Romano su tutti), che la rendono nell’insieme una città di rara bellezza che ogni turista dovrebbe visitare, anche quando ha in programma la sola vacanza tutta sole e mare sulla costa.
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Sant'Oronzo oszlop
30 Piazza Sant'Oronzo
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La piazza più importane di Lecce è oggi il risultato delle stratificazioni che per secoli si sono accumulate producendo un insieme di stili diversi che ormai da sempre convivono insieme. In antichità Piazza Santo Oronzo presentava una diversa planimetria, quando lo spazio dell’Anfiteatro Romano era occultato dalle botteghe ottocentesche. In seguito agli scavi archeologici, il piccolo borgo venne abbattuto per portare alla luce l’antico Anfiteatro. Dal 1656 è stata intitolata al Santo Protettore di Lecce, S. Oronzo dopo la tremenda epidemia di peste abbattutasi sull’intero regno di Napoli. La Colonna del Santo, con capitello barocco a sorreggere la statua, venne realizzata utilizzando i rocchi crollati dello stelo marmoreo di una delle due colonne romane che erano poste al termine della Via Appia a Brindisi. In questa piazza si possono ammirare altre opere barocche come il Sedile del 1592 e antica sede dell’amministrazione (dotata di un grande portale trasparente, perché questo era il concetto di “trasparenza” pubblica del tempo) e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del 1590. Questi sono i principali monumenti barocchi di Lecce, incastonati tra molte altre opere non barocche (Il Castello oltre che l’Anfiteatro e il Teatro Romano su tutti), che la rendono nell’insieme una città di rara bellezza che ogni turista dovrebbe visitare, anche quando ha in programma la sola vacanza tutta sole e mare sulla costa.
Muovendosi verso sud sulla Lecce – Maglie, dopo pochi chilometri si incontra lo svincolo per Galatina. Questa città è tra i maggiori centri salentini e custodisce diverse realizzazioni barocche di valore. La più importante è la Chiesa Madre, intitolata agli Apostoli Piero e Paolo e realizzata già nel Trecento. Tuttavia, la chiesa assume la sua fisionomia barocca definitiva soltanto nella seconda parte del Seicento, con il rifacimento della facciata completamente secondo lo stile barocco. Offre tre sezioni, corrispondenti ciascuna alla navata interna e ciascuna è dominata da statue: il portale centrale è custodito dalle statue dell’Immacolata Concezione, di San Paolo e San Giuseppe, mentre le porte laterali dalla statua di Santo Stefano e dalla statua di San Marco. All’interno, troviamo magnifici altari realizzati con marmo policromo. L’interno della chiesa è particolarmente pregiato anche per la presenza di numerose tele originali risalenti dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà del Settecento. Sulla volta, gli affreschi mostrano particolari accadimenti relativi alla vita di San Pietro, ma qui siamo già ben oltre il barocco, essendo stati realizzati soltanto nel 1875. Altri palazzi ed opere furono realizzati proprio tra il XVI e il XVIII secolo sotto l’impulso di un grande sviluppo economico e urbanistico. Fu realizzato il Palazzo Ducale per volere della famiglia Castriota Scandenbreg, il Sedile, con facciata ricostruita nel XVIII secolo, Palazzo Orsini, oggi sede del Comune.
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Church of the Saints Peter and Paul
Piazza San Pietro
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Muovendosi verso sud sulla Lecce – Maglie, dopo pochi chilometri si incontra lo svincolo per Galatina. Questa città è tra i maggiori centri salentini e custodisce diverse realizzazioni barocche di valore. La più importante è la Chiesa Madre, intitolata agli Apostoli Piero e Paolo e realizzata già nel Trecento. Tuttavia, la chiesa assume la sua fisionomia barocca definitiva soltanto nella seconda parte del Seicento, con il rifacimento della facciata completamente secondo lo stile barocco. Offre tre sezioni, corrispondenti ciascuna alla navata interna e ciascuna è dominata da statue: il portale centrale è custodito dalle statue dell’Immacolata Concezione, di San Paolo e San Giuseppe, mentre le porte laterali dalla statua di Santo Stefano e dalla statua di San Marco. All’interno, troviamo magnifici altari realizzati con marmo policromo. L’interno della chiesa è particolarmente pregiato anche per la presenza di numerose tele originali risalenti dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà del Settecento. Sulla volta, gli affreschi mostrano particolari accadimenti relativi alla vita di San Pietro, ma qui siamo già ben oltre il barocco, essendo stati realizzati soltanto nel 1875. Altri palazzi ed opere furono realizzati proprio tra il XVI e il XVIII secolo sotto l’impulso di un grande sviluppo economico e urbanistico. Fu realizzato il Palazzo Ducale per volere della famiglia Castriota Scandenbreg, il Sedile, con facciata ricostruita nel XVIII secolo, Palazzo Orsini, oggi sede del Comune.
A Galatone troviamo un’importante testimonianza del periodo barocco con il Santuario del Santissimo Crocifisso della Pietà, il miglior esempio barocco della città e tra i più importanti del Salento. La chiesa risale al primo barocco, essendo stata costruita verso la fine del Seicento nel corso di un decennio. Fu realizzata per gli aspetti caratteristici decorativi da Giuseppe Zimbalo. Custodisce un’immagine del Crocifisso del più antico periodo bizantino cui si attribuivano diversi miracoli. Sulla facciata il portale principale è sovrastato da una statua di Gesù in vita accompagnato da alcuni angeli. Ai lati, sono ben in mostra le statue dei quattro evangelisti, due per parte. Sulla parte superiore, in alto, si distinguono infine le statue di San Pietro da un lato e di San Paolo dall’altro. All’interno, l’altare principale è realizzato in pietra leccese, decorato e sfarzoso come vuole la tradizione barocca e dove dei bassorilievi mostrano ai più attenti le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
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Sanctuary of the Holy Crucifix 'della Pietà'
Piazza del Santissimo Crocifisso
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A Galatone troviamo un’importante testimonianza del periodo barocco con il Santuario del Santissimo Crocifisso della Pietà, il miglior esempio barocco della città e tra i più importanti del Salento. La chiesa risale al primo barocco, essendo stata costruita verso la fine del Seicento nel corso di un decennio. Fu realizzata per gli aspetti caratteristici decorativi da Giuseppe Zimbalo. Custodisce un’immagine del Crocifisso del più antico periodo bizantino cui si attribuivano diversi miracoli. Sulla facciata il portale principale è sovrastato da una statua di Gesù in vita accompagnato da alcuni angeli. Ai lati, sono ben in mostra le statue dei quattro evangelisti, due per parte. Sulla parte superiore, in alto, si distinguono infine le statue di San Pietro da un lato e di San Paolo dall’altro. All’interno, l’altare principale è realizzato in pietra leccese, decorato e sfarzoso come vuole la tradizione barocca e dove dei bassorilievi mostrano ai più attenti le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
Le origini di Nardò affondano nell’antichità quale centro messapico e poi municipium romano con il nome di Neretum. Fu sede di vivaci fermenti culturali nel XVIII secolo, e parte attiva delle vicende risorgimentali. Il secondo centro abitato della provincia, dopo Lecce, è noto per i suoi gioielli di architettura barocca. In posizione centrale, si trova la caratteristica piazza Antonio Salandra, circondata da edifici barocchi, tra questi il Palazzo della Pretura, ricostruito dopo il terremoto del 1743 che distrusse gran parte degli edifici storici. Inserita nella facciata si trova la torretta dell’orologio, anch’essa ricostruita, nel 1882 l’orologio fu dotato di un nuovo meccanismo a corda; tuttoggi vi è un addetto che giornalmente provvede a caricarlo. Adiacente a piazza Salandra vi è piazza S. Domenico, con l’omonima chiesa, anch’essa ha avuto una prima edificazione cinquecentesca per poi essere ricostruita dopo il terremoto. La facciata è divisa in due ordini, il primo è ricco di colonne, figure umane e cariatidi, il secondo ordine risulta molto più semplice nelle forme. L’interno aveva in origine forma basilicale a tre navate, successivamente è stato trasformato a navata unica con tre cappelle per lato. Al fianco della chiesa di San Domenico vi è il convento dei domenicani. Sempre in piazza San Domenico si trova la Guglia dell’Immacolata, voluta dalla popolazione dopo il violento terremoto del 743, è alta 19 metri a forma piramidale in stile barocco. Sul basamento della guglia sono poste le statue di San Giuseppe, Sant’Anna, San Gioacchino e San Domenico mentre sulla punta vi è la statua dell’Immacolata. Prendendo da piazza Salandra via Duomo, si giunge nei pressi della Cattedrale, intitolata a Santa Maria Assunta e fondata dai monaci Benedettini intorno al 1090. La cattedrale fu costruita sopra ad un precedente luogo di culto basiliano, attualmente ha forme romaniche che le sono state restituite durante l’ultimo importante restauro terminato all’inizio del XX secolo. L’interno è ad impianto basilicale a tre navate, numerosi sono gli affreschi ancora presenti alle pareti e molto interessante è il crocifisso, detto il Cristo Nero, per la colorazione datagli dal legno di cedro. Il Castello Acquaviva risale alla seconda metà del XV secolo, inizialmente era circondato da un profondo fossato ed aveva un torrione per ogni angolo; alla fine del XIX secolo subì notevoli rifacimenti per essere trasformato in abitazione civile, attualmente all’interno del castello è ospitato il municipio. Il giardino del Castello, comunemente chiamato "Villa Comunale" è sicuramente, per la sua antica origine e per la suggestione della composizione scenica vegetale, uno dei giardini storici più belli e rappresentativi del territorio salentino.
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Piazza Antonio Salandra
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Le origini di Nardò affondano nell’antichità quale centro messapico e poi municipium romano con il nome di Neretum. Fu sede di vivaci fermenti culturali nel XVIII secolo, e parte attiva delle vicende risorgimentali. Il secondo centro abitato della provincia, dopo Lecce, è noto per i suoi gioielli di architettura barocca. In posizione centrale, si trova la caratteristica piazza Antonio Salandra, circondata da edifici barocchi, tra questi il Palazzo della Pretura, ricostruito dopo il terremoto del 1743 che distrusse gran parte degli edifici storici. Inserita nella facciata si trova la torretta dell’orologio, anch’essa ricostruita, nel 1882 l’orologio fu dotato di un nuovo meccanismo a corda; tuttoggi vi è un addetto che giornalmente provvede a caricarlo. Adiacente a piazza Salandra vi è piazza S. Domenico, con l’omonima chiesa, anch’essa ha avuto una prima edificazione cinquecentesca per poi essere ricostruita dopo il terremoto. La facciata è divisa in due ordini, il primo è ricco di colonne, figure umane e cariatidi, il secondo ordine risulta molto più semplice nelle forme. L’interno aveva in origine forma basilicale a tre navate, successivamente è stato trasformato a navata unica con tre cappelle per lato. Al fianco della chiesa di San Domenico vi è il convento dei domenicani. Sempre in piazza San Domenico si trova la Guglia dell’Immacolata, voluta dalla popolazione dopo il violento terremoto del 743, è alta 19 metri a forma piramidale in stile barocco. Sul basamento della guglia sono poste le statue di San Giuseppe, Sant’Anna, San Gioacchino e San Domenico mentre sulla punta vi è la statua dell’Immacolata. Prendendo da piazza Salandra via Duomo, si giunge nei pressi della Cattedrale, intitolata a Santa Maria Assunta e fondata dai monaci Benedettini intorno al 1090. La cattedrale fu costruita sopra ad un precedente luogo di culto basiliano, attualmente ha forme romaniche che le sono state restituite durante l’ultimo importante restauro terminato all’inizio del XX secolo. L’interno è ad impianto basilicale a tre navate, numerosi sono gli affreschi ancora presenti alle pareti e molto interessante è il crocifisso, detto il Cristo Nero, per la colorazione datagli dal legno di cedro. Il Castello Acquaviva risale alla seconda metà del XV secolo, inizialmente era circondato da un profondo fossato ed aveva un torrione per ogni angolo; alla fine del XIX secolo subì notevoli rifacimenti per essere trasformato in abitazione civile, attualmente all’interno del castello è ospitato il municipio. Il giardino del Castello, comunemente chiamato "Villa Comunale" è sicuramente, per la sua antica origine e per la suggestione della composizione scenica vegetale, uno dei giardini storici più belli e rappresentativi del territorio salentino.